Devi studiare, figliolo.

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  1. Stexyz
     
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    Odiavo i giorni della ripresa scolastica…alla fine del semestre sempre indietro, a rincorrere dei voti che aumentassero la media scolastica…che palle, ma a me andava bene, in fondo avevo più tempo per uscire con gli amici, durante gli altri mesi.
    Mio padre era perennemente incazzato, guai a dimostrare sempre e solo una debole sufficienza mentre per me, le cose, potevano benissimo andare così.
    Mia madre, dal canto suo, non faceva che farmi le prediche ma sapeva che alla fin fine avrei dato tutto me stesso per migliorare.
    Non fu così durante l'ultimo anno. Le lezioni di inglese avevano assunto un colore assolutamente grigio e non riuscivo neanche a guardare in faccia alla professoressa. Era una nuova, quella degli anni precedente, affabile e anziana al punto tale da non accorgersi che tutti copiavamo, era andata in pensione e quindi ci toccava sentire i lamenti di quell'oca assassina che era la supplente.
    Mia mamma, segretaria alla "England School" della mia città, vedeva questa cosa quasi come un affronto.
    < Mannaggia… >, diceva, < sei il figlio di una che parla inglese dalla mattina alla sera e hai il coraggio di prendere quattro in lingue? >
    In realtà me ne sbattevo ampiamente le palle di inglese e di quella stupida prof. Ma in fondo, essendo l'ultimo anno, forse forse la mamma non aveva tutti i torti a prendersela.
    Decidemmo così di prenderci del tempo nel tardo pomeriggio e ripassare qualcosa insieme.
    Non fu così semplice. Studiare una lingua forzatamente era qualcosa che mi annebbiava il cervello e non riuscivo proprio a star dietro alle parole e agli insegnamenti di mia mamma.
    Strano ma vero, quelle ripetizioni avevano messo in me alcuni dubbi sulla mia stabilità psicosessuale. Spesso mia madre indossava la stessa camicia che portava al lavoro e, una sua abitudine, era quella di tenere slacciati i primi bottoni della camicia. Immaginavo che per lei fosse una questione di "sopravvivenza" nella giungla della vecchiaia e delle colleghe odiose e tirate come delle modelle. Era normale per lei ma, quella fessura tra un seno e l'altro, avevano iniziato a farmi coinvolgere un po' troppo con la fantasia, sino al punto di andare a sbirciare nei suoi cassetti, per guardare ed ammirare la sua biancheria.
    Ogni giorno non c'era verso di migliorare…lei parlava, spiegava, si agitava, scriveva ma i miei occhi erano rapiti dalle tette e da quelle labbra che si muovevano lentamente per pronunciare le parole inglesi. Dio, lei aveva una bocca che avrei baciato all'infinito e mi resi conto di quanto fossi stupido quando mi prese per un braccio e disse:
    < Hey, ma parlo arabo o cosa? Devi rileggerle queste frasi, non guardare la mia bocca come un ebete! >.
    Mi sentii riportato alla realtà in modo brusco. Il mio pene pulsava ed ero già bagnato ad immaginarmi la sua lingua sulle labbra. Poi aveva quegli occhiali da professoressa sul naso che mi eccitavano ancora di più. Aveva un volto così innocente ma con quel poco di trucco che migliorava gli zigomi e gli occhioni verde scuro, quasi mi veniva voglia di prenderla e baciarla senza pietà. Aveva un modo di fare da gatta, assomigliava un po' a quell'attrice di film hard che mi pare si chiami Erika Bella. Mi riscosse il braccio,
    < Ohi! Ma la smetti di pensare ai fattacci tuoi? Devi metterti in testa che questa lingua la devi imparare, punto e basta e… ma, Giulio, cosa fai? >
    come un pirla mi tenevo stretto il cavallo dei jeans per trattenere il cazzo che si vedeva comunque nella sua erezione. Divenni rosso e dissi che avevo dei crampi alla pancia e che necessitavo di correre in bagno. Seduto sul water mi bastarono pochi colpi di su e giù e fiondate di sperma avevano lavato tutta la mia pancia. Ero pazzo; mi ero fatto una sega pensando a mia madre con le cosce aperte lì, davanti a me, con la camicia aperta e la lingua sulle labbra…Gesù che merda ero diventato? Eppure non potevo più fare a meno di rivalutare la donna che sino a pochi giorni prima consideravo una "mamma" tutta casa/lavoro.
    Giunse il primo compito in classe del secondo semestre. Un disastro.
    Seduto al tavolo della sala poco illuminata, mia mamma non ci credeva e ripeteva tra sé e sé
    <…tu sei un lazzarone di prima categoria…ma come si fa a sbagliare queste risposte? Dai, su! >.
    Incantato guardavo le sue mani affusolate e il suo seno che pareva esplodere dalla camicia, nonostante avesse solo una abbondante seconda. Ritornai alla realtà quando mi sgridò.
    < Tu sei tutto scemo Giu'! Tuo papà spende un sacco di soldi per farti studiare alla scuola privata e tu ti metti a fare l'asino proprio all'ultimo anno? No, così non va assolutamente bene…io non so più che fare…ormai anche ragioneria stai perdendo e la tua media ha troppe poche sufficienze… cosa devo fare per farti studiare? >
    < Spogliarti, mamma, solo quello… >
    I suoi occhi spalancati e la sua bocca chiusa come quella di una vipera mi fecero realizzare ciò che come un perfetto coglione avevo detto. Nel tempo di realizzare uno schiaffone sulla guancia sinistra riportò il sangue al cervello e non più al mio uccello.
    < Cosa hai detto, sporcaccione? >
    < …ma no, dicevo così per dire…non so…scherzavo.. >
    < E così scherzavi, eh? "spogliati mamma"! Ma certo…un bello scherzo, no? Peccato che non sono scema e nemmeno una adolescente come te, farabutto! Ora ho capito perché mi guardavi sempre bocca, tette, culo e fianchi, eh? >
    < …ma no…cioè, sì ma non così…o meglio io apprezzavo…io… >
    Il sangue sembrava aver ormai cessato la sua folle corsa nelle mie vene e il mio respiro si era fatto affannoso…sembrava che dal due al tre sarei scoppiato a piangere.
    < Senti…non far così adesso. Lo sai che poi mi pento di strillare ma sono la tua mamma e le tette e il culo della mamma non sono quelli di una tua coetanea…non posso spogliarmi di fronte a te, questo lo capisci vero? >
    < No, questa è una stronzata! > esclamai.
    Ma cosa mi era preso? Non lo so neanche ora…
    < Stronzate? Brutto stronzo! Io non dico stronzate! Credi che se io mi spogliassi tu forse cambieresti? No! E sai perché? Perché sei il solito somaro che sa solo spendere i soldi al sabato sera, ecco perché! >
    Le sue urla speravo le sentissero anche i vicini, poiché ormai avevo superato il punto limite e non potevo più tornare indietro. Presi coraggio e le risposi in modo calmo e pacato, sempre però con lo sguardo da cane bastonato che ogni figlio fa per ammagliare le tenerezze della propria mamma.
    < Sono un somaro, è vero ma tu inizi a farmi perdere la testa e io voglio provarci. >
    < Pr-pr-provarci? >
    < Sì, a questo gioco intendevo… >
    < Ma di quale gioco stai parlando Giulio? Tuo papà tra meno di 15 giorni sarà a casa e giuro che stavolta ti faccio mettere in rig… >
    < Facciamo una scommessa mamma…studierò solo se poco a poco ti scoprirai, ok? >
    Non l'avevo neanche fatta finire di parlare. Stava zitta ed incredula con gli occhi fuori dalle orbite. Ormai pensavo già la mia figura dietro le sbarre di un collegio squallido…è la fine, pensai.
    < Sai cosa credo? Che tu stia superando i limiti ma, vaffanculo l'ipocrisia, questo gioco lo faccio…ma solo ad una condizione Giu'… >
    <c-c-cioè? >
    < Tu non mi devi chiedere mai nulla. A seconda del voto che porti a casa io penserò a come soddisfare la tua perversione da adolescente…ma niente sesso o masturbazioni plateali…sono ancora tua madre, io! >
    E scattante si alzò dalla sedia, sbattè la porta della zona notte e la sentii chiudersi in camera sua.
    Non cenai, non dormii.
    Forse il gioco vizioso di un pervertito quale ero poteva davvero spingermi a studiare di più e così inizia davvero a mettermi sotto.
    Ormai i primi voti buoni venivano a galla e mia mamma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto smollare qualcosa…infatti, alla terza ripetizione dopo i primi voti in ragioneria la colsi di sorpresa:
    <…mamma…però non sei stata alla parola… >
    < A che? Ti ho mai promesso niente io? >
    < …ma tu m'avevi detto che… >
    <si, si dicono tante cose ma poi… >
    < Va bene, allora rinchiudetemi in collegio!Io mi rifiuto di passare le mie giornate chiuso in camera a studiare! >
    Come un bambino capriccioso misi le braccia conserte e guardai fisso il libro di economia aziendale.
    < …e va bene…guardami allora… >
    Cercando di evitare il mio sguardo ed apparentemente rossa in viso, iniziò a slacciarsi la camicia e a mostrare il suo seno contenuto in due coppe di un reggiseno verde scuro in pizzo.
    < Sei contento porco? Guardami le tette e porta a casa un altro sette e poi si vedrà…per ora basta così… >
    Si alzò e se ne andò. Rimasi col cazzo duro per ore, pur avendo ormai avuto due orgasmi da due pipponi e pur avendo la base dolorante. Mia madre aveva le tette fuori dalla camicia per mia richiesta! Tutto ciò scombussolava il mio organismo…
    I giorni passavano e io studiavo come un matto, ormai mia madre mi aveva fatto vedere sempre e solo le tette con una varietà di reggiseno d'altro mondo ma mai null'altro. Arrivai al dunque.
    Mio padre sarebbe tornato dopo due giorni e gli ultimi giorni per migliorare erano di lì a breve e quindi non potevo perdermi il meglio di quella donna, di quella schiava, di quella…troia sotto il mio comando!
    < No mamma, fatti toccare ora…il guardarti le tette non mi basta più… >
    < Quello mai, scordatelo! >
    < E allora fammi vedere qualcosa d'altro! >
    <…non ti bastano le mie tette? >
    <…intanto tiratele fuori >
    <ma sei scemo o cosa? >
    < Ho detto che le devi tirare fuori…sono giorni che vedo il tuo seno nascosto dalle coppe…tirale fuori! >
    Mia madre obbedì senza batter ciglio. Sapeva che era per una buona causa e con le dita si aiutò a far uscire i seni dalle coppe.
    < Va bene così?…sono imbarazzata, sai? Muoviti a guardarle che le ritiro subito…dai… >
    < No, allarga le gambe, le tette te le ho viste per dieci giorni, ora basta >
    < Ma che razza di bastardo sei? Io credevo che ti bastassero le mie tette! >
    < Ti sbagli mamma…dai, apri le gambe, fammi vedere come sei messa lì sotto… >
    < T-tu sei un maledetto porco, peggio di tuo padre e di tutti gli uomini sporchi che io abbia mai conosciuto e… >
    < Muoviti…se no si fa tardi e non riesco a prepararmi per il compito in classe di dopodomani… >
    < E va bene moccioso, accontentato! >
    Tirò indietro la sedia e allargò le gambe. Aveva una gonna sino alle ginocchia che tirò prontamente su dando luce agli autoreggenti e alla mutanda bordeaux di pizzo in tinta al reggiseno.
    Che zoccola, a vederla a cosce aperte con le tette fuori ed i capezzoli in tiro mi sembrava proprio una zoccola da film porno…la mia erika Bella…la mia puttana…
    < …toccati mamma >
    < Ma cosa? >
    < La figa, dai, non fare la finta tonta…sei di fronte a tuo figlio con le tette fuori e le gambe aperte e vuoi farmi credere che ti senti obbligata? Dai, ammettilo che fa piacere anche a te essere guardata! >
    < I-io non ti permetto di dire certe cose, sai? >
    < Dai, girati e mettiti a pecora sulla sedia, mamma > e lentamente sbottonai i pantaloni
    < Cosa vuoi che faccia? Ma cosa credi che io sia una cagna? Io non…e va bene, ma questa è l'ultima cosa che faccio e poi basta! >
    Si alzò, mise le ginocchia sulla sedia ed alzò la gonna, mostrandomi le sue belle chiappe divise dalla mutanda perizomata. Tirai fuori il cazzo ed iniziai a masturbarmi sino al punto di…provare, osare…allungai la mano e le toccai il culo.
    < Cosa fai? Non erano questi i patti, lo sai!Togli la mano dal mio culo! >
    < Taci che piace anche a te…senti che chiappe morbide che hai…sei proprio figa mamma…sei proprio zoccola >
    < Bastardo…bastardo…non continuare a dirmi certe cose..ee…no, non lì porco…sì, lì o no, mio dio giulio…ancora mettimela dentro quella mano porco bastardo che non sei altro… >
    Con due dita sfondai la fica di mamma, sino a non vederci più e strapparle via le mutande, picchiarglielo dentro e fotterla come una cagana da monta
    < Sei una puttana, non è vero, mamma? Non volevi non volevi e adesso sei bagnata come una troia… >
    < Bastardo, fottimi così ora, non smettere porco…sei un bastardo ma i tuoi occhi addosso hanno risvegliato la troia che sono! >
    < Godi, dai godi, fammi scivolare ancora di più tra le tue natiche, zoccola! >
    < Allora mettimelo nel culo, amore, spaccami in due e poi sborrami dentro, porco! >
    < Mamma che troia che sei! >
    < Sì…si, la tua troia, la troia che ti fa godere, bastardo! E scopami più forte, sfonda la cagna della tua mamma…sborrami nel culo, figliolo! >
    < E tieniiiiiiiiiii… uaaarghhh! >
    La sborra fiottò dentro il culo sino a farla urlare nel sentire il mio pene sfondarle l'ano.
    Fui promosso e mio papà non venne mai a sapere nulla, certo è che, ogni volta che per lavoro se ne va…beh, la cagna è tutta mia…nel letto, in cucina, in sala…ovunque!
     
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  2. Orangexgreen
     
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    Scontato orrido e sterile
     
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